15. Del ravvedimento e della salvezza

1. Agli eletti che si convertono in età matura avendo vissuto per diverso tempo nello stato di uomini naturali, servendo vari piaceri e passioni, Dio accorda il ravvedimento che porta alla vita per mezzo di una chiamata efficace (Tt 3,2-5).

2. Siccome non c'è nessuno che faccia il bene e non pecchi mai (Ec 7,20), e i migliori degli uomini possono cadere in grossi peccati e provocazioni a causa della propria forte ed ingannevole corruzione e della forza della tentazione, Dio nella sua misericordia ha stabilito nel patto di grazia che quando i credenti peccano e cadono siano rinnovati a salvezza per mezzo del ravvedimento (Lu 22,31-32).

3. Il ravvedimento salvifico è una grazia evangelica (Zac 12,10; At 11,18) per la quale una persona, essendo convinta dallo Spirito Santo della malvagità del suo peccato ed avendo ricevuto la fede in Cristo, si umilia per il suo peccato con una tristezza secondo Dio, lo detesta ed ha ripugnanza di se stesso (Ez 36,31; 2Co7,11). In un tale stato di ravvedimento, l'individuo chiede anche il perdono e la forza che viene dalla grazia, proponendosi e sforzandosi di camminare nel cospetto di Dio in modo da piacergli in ogni cosa con la forza che lo Spirito fornisce (Sl 119,6; Sl 119,128).

4. Poiché il ravvedimento deve continuare per tutta la durata della nostra vita, data la presenza del nostro corpo di morte e dei suoi impulsi, è dovere di ogni uomo ravvedersi specificamente dei propri peccati di cui è cosciente (Lu 19,8; 1Ti1,13-15).

5. Ciò che Dio ha fatto per mezzo di Cristo nel patto di grazia per la preservazione dei credenti sulla via della salvezza è talmente grande che, sebbene il peccato più piccolo meriti la dannazione (Ro 6,23), non c'è un peccato abbastanza grande da dannare coloro che si ravvedono (Is 1,16-18; Is 55,7). Perciò è necessario predicare continuamente sul ravvedimento.