Culto domenicale
Si può parlare di culto cristiano in senso ampio per cui esso è l’offerta della propria vita a Dio, per glorificarlo e gioire in Lui. Il culto cristiano è anche in senso più stretto, quello comunitario. Con il primo si intende la prospettiva globale per cui tutta la vita è chiaramente adorazione, e cioè un sacrificio di lode di vite che manifestano il nome di Dio. Il secondo invece è rappresentato dal momento in cui il popolo di Dio si ritrova insieme per celebrare Dio. Qui è presa in considerazione l’espressione particolare del culto, rappresentata dall’incontro comunitario della domenica, come momento significativo della nostra vita ecclesiale e si può sintetizzare nella seguente definizione: Il culto comunitario pubblico è l’atto della fede e dell’obbedienza in cui la chiesa di Gesù Cristo, sotto l’azione dello Spirito Santo, glorifica Dio riconoscendo il suo primato attraverso l’ascolto e l’ubbidienza alla Parola predicata, sottomettendo la propria vita alla sua presenza educatrice e consolatrice, rispondendo attraverso l’ubbidienza agli ordinamenti del battesimo e della cena, i canti e le preghiere.
Per la chiesa evangelica il culto è un momento di altissimo valore. È l’occasione in cui si cerca di coniugare la dimensione personale con quella collettiva; l’espressione esistenziale con quella liturgica; la manifestazione libera con quella predisposta dagli anziani; la portata storica con quella dell’eternità. È nostra convinzione che la dissociazione tra vita quotidiana e vita “spirituale” sia qualcosa che, oltre a disonorare Dio, porta tristi conseguenze nelle vite delle persone. Nel culto si cerca pertanto di mantenere un collegamento tra tutte queste varie dimensioni. Sappiamo che il rischio è di essere risucchiati dalla storia, fino a perdere la specificità evangelica, ma anche di essere attratti dall’eternità al punto da compromettere la signoria di Cristo sulla vita intera. Il nostro desiderio è di scommettere per il primato di Dio su tutta la vita, manifestando questo impegno anche nel culto.
Senza compromettere la realtà della libertà cristiana, il culto è organizzato in vari momenti che, con ordine e decoro, ne manifestano la ricchezza:
Il preludio musicale accoglie i presenti, aiutandoli al raccoglimento nella presenza di Dio;
l’introduzione orienta verso la consapevolezza della presenza e della guida dello Spirito Santo;
con l’insegnamento del catechismo, oltre a valorizzare la presenza dei bambini al culto, ci si impegna nella trasmissione di un bagaglio dottrinale alle generazioni future;
il tempo libero per le testimonianze, i canti e le preghiere dei credenti, permette di esprimere il principio del sacerdozio di tutti i credenti. In questa fase è incoraggiata la dimensione confessionale della partecipazione al culto ed il collegamento con la vita reale dei credenti durante la settimana appena trascorsa;
la cena del Signore, a cui partecipano tutti i membri della chiesa e gli ospiti in comunione con le proprie rispettive chiese locali, è allo stesso tempo la commemorazione del sacrificio espiatorio di Gesù Cristo, la comunione con la chiesa corpo di Cristo e l’annuncio come anticipazione del compimento del Regno e della festa futura;
la predicazione rappresenta il momento centrale del culto cristiano, in quanto la Parola di Dio viene annunciata, spiegata ed applicata alla vita della congregazione, per la sua crescita nella conoscenza di Dio e della realtà da Lui governata;
le comunicazioni, i saluti e la benedizione finale favoriscono la continuità della vita della chiesa con gli impegni comunitari e personali della settimana successiva, promuovono il senso di appartenenza ad un progetto più ampio, governato dal Dio Trino;
il postludio musicale chiude il culto, collegando la solennità della celebrazione all’impegno nelle conversazioni tra i convenuti.
Tutto ciò evoca la dimensione trinitaria del culto cristiano, in cui l’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è riconosciuta, assecondata ed esaltata dalla partecipazione volontaria della chiesa.